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Sebbene non possiamo modificare la memoria delle nostre esperienze passate, di certo possiamo modificare il modo di reagire quando queste riaffiorano nella nostra mente affinché le cicatrici emozionali connesse ad esse possano sempre più assottigliarsi. Ed è proprio a tal riguardo che la pratica dello yoga entra in gioco: a seguito di un trauma, grave o lieve che sia, il soggetto solitamente tende a perdere la connessione con il proprio corpo, a volte rifiutandolo letteralmente, e tale dissociazione genera un senso di profondo smarrimento che alimenta i sintomi connessi all’evento doloroso.

Lo yoga allevia gli effetti dei traumi

Uno studio condotto presso il Trauma Center at Justice Resource Institute in Brookline, Massachusetts, ha rivelato che un gruppo di donne cui erano stati diagnosticati i sintomi da stress post-traumatico hanno reagito in maniera estremamente positiva alla partecipazione ad un corso di gentle yoga con il risultato che, dopo sole poche settimane di pratica, su molte di loro i sintomi erano drasticamente diminuiti a favore di una maggiore consapevolezza corporea e di una riduzione dei pensieri compulsivi.

Yoga e dolore, riconoscere le emozioni represse

Molti studi affermano che ogni trauma tende a radicarsi in una parte del corpo e del tessuto connettivo, laddove questo finisce per cristallizzarsi sotto forma di emozione repressa. Ed è proprio la ricerca di quell’emozione che non vogliamo lasciar andare che genera quel dolore fisico ed emotivo, molto di più dell’evento in sé. Sul tessuto connettivo agisce la pratica di Odaka Yoga con i suoi moti oceanici caratterizzati da movimenti circolari e a onda che permettono di rimettere in circolo tali emozioni per liberarsene. La medicina occidentale purtroppo spesso non fornisce metodologie valide che possano scovare quel dolore ed è proprio per tale ragione che molti individui finiscono per alterare la propria fisiologia ricorrendo all’utilizzo di alcool e droghe. La magia di Odaka yoga risiede in questa capacità di sentirsi ed ascoltarsi come neanche il più potente e tecnologico scanner può fare. Quindi Odaka yoga può darci la possibilità di manipolare la nostra fisiologia come un farmaco che però non ha effetti collaterali.

La magia della respirazione

Inoltre la padronanza del respiro che si acquisisce con la pratica diviene il ponte di comunicazione con il nostro sistema nervoso. Da secoli gli yogi sanno come la modulazione volontaria del respiro può avere effetti esorbitanti che possono dar vita a diversi stati d’animo: prolungare l’espirazione, ad esempio, è un modo che abbiamo per incrementare il tono vagale, ovvero per ridurre il l’attività del sistema nervoso simpatico e ritrovare uno stato di calma; viceversa, porre l’enfasi sull’inspirazione può aiutare ad innalzare la propria energia nei casi di astenia e depressione. Ma questo è solo un esempio di ciò che è reso possibile dalla respirazione: dietro il pranayama vi è una vera è propria scienza che agisce sull’intera fisiologia dell’individuo a costo zero.

Odaka yoga per spogliarsi del dolore

Attraverso Odaka yoga e i suoi concetti filosofici il soggetto può comprendere un altro aspetto interessante correlato con il dolore: l’identificazione in esso, ovvero quel dolore che diviene una parte di sé al punto tale che liberarsene potrebbe significare spogliarsi della propria identità. Quell’identità che una sana pratica yoga dovrebbe pian piano affievolire, senza perderla: affievolirla nel senso di farci comprendere che tutto ciò che noi percepiamo è nostro ma non rappresenta noi. Se abbiamo un dolore ad un braccio ed iniziamo ad osservarlo, a sentirne la presenza, a esplorare le sensazioni legate ad esso e poi piano iniziamo a ripeterci che quel braccio è nostro ma noi non siamo quel braccio, il vissuto del dolore sarà del tutto diverso. Odaka yoga ci insegna che la nostra coscienza è slegata dal corpo e da ogni manifestazione, materiale e non, che l’individuo può percepire.

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